L’IBAN, acronimo di International Bank Account Number, è un codice internazionale unico assegnato da una banca a un conto corrente. È stato introdotto per rendere più sicuri i bonifici e i pagamenti internazionali, soprattutto nell’area SEPA (Single Euro Payments Area).

Cos’è un IBAN?

Norma ISO 13616

Questa norma definisce i requisiti per identificare un conto bancario nelle transazioni transfrontaliere, come bonifici o addebiti diretti SEPA.

L’IBAN è una sequenza di caratteri alfanumerici (numeri e lettere) che identifica in modo univoco un conto bancario in tutto il mondo.
È diverso dal RICEVUTA BANCARIA (RIB in Francia, in Italia più noto come coordinate bancarie). In Italia, le coordinate bancarie sono sufficienti per ricevere pagamenti da aziende o privati all’interno del paese. L’IBAN, invece, è obbligatorio per transazioni internazionali.


Grazie alle neobanche come Revolut, N26, Monese, o digital banks italiane come Illimity e Banca Sella, ottenere un IBAN italiano è più semplice, anche per chi non risiede in Italia.

Qual è la composizione di un IBAN?

Lo sapevi?

In Italia, un IBAN è sempre composto da 27 caratteri, ma può variare da 14 a 34 caratteri a seconda del paese.

Esempio di IBAN fornito da Intesa Sanpaolo (fittizio):
IT60X0300203280000123456789

Struttura dell’IBAN italiano:

  • Primi 2 caratteri: identificano il paese. In Italia è IT, ma può essere DE per la Germania, ES per la Spagna, CH per la Svizzera, ecc., secondo la norma ISO 3166.
  • 2 caratteri successivi: la chiave di controllo, un numero compreso tra 02 e 98.
  • 1 carattere successivo: la cifra di controllo nazionale (CIN, Control Internal Number).
  • 5 caratteri successivi: il codice della banca (ABI, Associazione Bancaria Italiana).
  • 5 caratteri successivi: il codice della filiale (CAB, Codice di Avviamento Bancario).
  • 12 caratteri finali: il numero del conto corrente (Conto).

I 23 caratteri dopo i primi 4 formano il BBAN (Basic Bank Account Number), che corrisponde alle coordinate bancarie nazionali utilizzate per le transazioni interne in Italia.

Per maggiore sicurezza, l’IBAN è spesso accompagnato dal codice BIC (Bank Identifier Code) o SWIFT, che identifica la banca a livello internazionale. Il BIC può essere:

  • 8 caratteri (BIC8): per identificare la banca principale (4 lettere per la banca, 2 per il paese, 2 per la località).
  • 11 caratteri (BIC11): include un codice opzionale di 3 caratteri per la filiale.

Esempio di BIC: BCITITMM (Banca Intesa, Italia).

Il BIC viene automaticamente associato all’IBAN durante le transazioni internazionali, garantendo che il codice sia corretto e riducendo il rischio di errori.

Curiosità

Alcuni conti aperti a San Marino possono iniziare con SM anche se rientrano nel circuito SEPA.

Come ottenere un IBAN?

Per ottenere il tuo IBAN, basta accedere al tuo home banking o all’app della tua banca (es. UniCredit, Intesa Sanpaolo, Fineco). Di solito, trovi l’IBAN nella sezione “Coordinate bancarie” o “Dettagli conto”. Puoi anche scaricarlo in formato PDF o richiederlo in filiale.

Esempio di IBAN da Fineco (fittizio):
IT12Y0301503200000123456789

È pericoloso condividere il proprio IBAN?

Condividere l’IBAN non è di per sé pericoloso. A differenza di altre informazioni sensibili, come il PIN della carta, l’IBAN da solo non permette di addebitare denaro dal tuo conto. Tuttavia, per autorizzare un addebito diretto SEPA (es. pagamento di bollette), è necessario firmare un mandato SEPA, in formato cartaceo o digitale.

Cosa fare se hai condiviso il tuo IBAN?

Se hai fornito il tuo IBAN a un terzo, non c’è motivo di preoccuparsi, a meno che tu non abbia autorizzato un mandato SEPA. In Italia, puoi:

  • Bloccare addebiti indesiderati tramite l’home banking o contattando la tua banca (es. Banco BPM, BPER Banca).
  • Contestare un addebito non autorizzato entro 13 mesi dalla data del prelievo, come previsto dalla normativa italiana (D.lgs. 11/2010, recepimento della direttiva PSD).

Se utilizzi una banca online, alcune richiedono una comunicazione formale (es. email certificata PEC). Le banche sono obbligate a rispondere rapidamente a queste richieste.

Quali sono le alternative all’IBAN per i bonifici bancari?

Per i bonifici transfrontalieri, l’IBAN è praticamente indispensabile. Tuttavia, esistono alternative per altri tipi di pagamenti:

  • Carta bancaria: per acquisti online o pagamenti rapidi.
  • Criptovalute: come Bitcoin o stablecoin (es. USDC), utili per trasferimenti internazionali senza commissioni bancarie elevate, ma con costi di rete variabili.
  • Pagamenti mobili: Satispay, Google Pay o Apple Pay, molto diffusi in Italia per transazioni rapide.
  • Neobanche: piattaforme come Revolut, Wise o Curve permettono bonifici istantanei tra utenti della stessa app, spesso con commissioni inferiori rispetto ai bonifici tradizionali.

In Italia, Satispay è particolarmente popolare per i pagamenti tra privati o nei negozi, grazie alla sua semplicità e ai costi contenuti.

Domande frequenti

Richiedere l’IBAN troppo spesso ha un costo?

No, ottenere il tuo IBAN è gratuito. Puoi scaricarlo dall’home banking o richiederlo in banca senza costi aggiuntivi.

La banca può condividere il mio IBAN con terzi?

No, la banca non può condividere il tuo IBAN senza il tuo consenso, salvo obblighi legali (es. richieste dell’Agenzia delle Entrate), secondo il GDPR e la normativa italiana sulla privacy (D.lgs. 196/2003).

Un terzo può usare il mio IBAN senza autorizzazione?

No, senza un mandato SEPA firmato, nessuno può addebitare denaro dal tuo conto usando solo l’IBAN. In caso di addebito non autorizzato, puoi contestarlo entro 13 mesi.